https://www.nandosnozzi.ch/teatro-dei-sensi-della-commedia-umana
 
Ipotesi per un delirio no. 2 - Galleria Balmelli- Bellinzona
Esposizione
 

 

Le “vaghe assomiglianze” sono un’indagine fisiognomica puramente casuale e voluta. Un’escursione sui fatti della pubblicità e del turismo politico a cui esseri umani prestano la loro faccia. L’azione pittorica in tempo reale (che interagisce con musica, teatro e un dialogo videografico) si svilupperà come una “trance” ritmica segnata su tela e si alimenterà con i fatti del mondo, con i giochi di parole tradotti in immagini, con gli omissis della coscienza per scoprire le false verità. Per l’esecuzione dell’azione seguirò la natura del segno e lo svelerò usando la tecnica che la spontaneità dell’approccio con la materia m’imporrà. La forma dell’azione pittorica mi permetterà dei tagli formali giocati “sull’equilibrio della tensione” e di comporre geografie nude e crude in un interno.
Ho portato qui il mio teatro dei sensi della tragicommedia umana…
il mio circo itinerante.
Da quando ho iniziato ad interessarmi d’arte le cose che sentivo di più erano quelle che non capivo… da quando iniziai a dipingere spesso non riesco a spiegare quello che creo ma quando vedo ciò che ho realizzato con la pittura, con luci ed ombre, con i segni e con i testi mi emoziono sempre, quindi penso di essere sulla giusta strada.
Come amo dire spesso, per me l’arte è una cosa seria con cui mi diverto.
Nel percorso che sono obbligato a fare per essere dentro l’avventura dell’arte incontro i funzionari della cultura che spesso sono soggetti o aderiscono a leggi economiche e politiche e affossano l’entusiasmo creativo. Questo mi rattrista perché molte idee che veicolerebbero sentimenti favorevoli ad una migliore qualità di vita sono declassate a idee di nicchia lasciando campo libero a una cultura televisiva.
Oggi si è presenti nella miseria senza scampo, e si continua a vivere nell’angoscia perenne di una guerra che potrebbe scoppiare dietro l’angolo… pandemie gonfiate a misura delle case farmaceutiche…. e crak finanziari studiati a tavolino… delinquenti eletti a presidenti e via dicendo …
L'ego sfrontato è la misura con cui la società attuale è governata… la situazione generale è la dimostrazione che il mondo è mal amministrato e sottoposto alla guerra tra poveri, foraggia la fame nel mondo alimentando il debito del terzo mondo che riempie la cassaforte dell’occidente, alimenta lo scontro delle fedi e alleva un razzismo bastardo… La Terra Madre è considerata una grande tetta dove pazzi arroganti si attaccano a succhiare ogni nutrimento possibile e l’ecosostenibilità è considerata un credo per visionari…

Tutto questo è una sintesi breve di un telegiornale o dei titoli di un quotidiano ed è l’humus a cui attingo per giocare all’artista.

 

L’arte da sempre è la testimone del tempo perciò non deve assoggettarsi a nessuna legge e a nessuna censura…. è un entità scomoda di cui non si può fare a meno.
L’arte è un gioco di seduzione che si applica verso gli altri e verso se stesso e se considerato un valore culturale e non speculativo è una forma di crescita di cui non si esce né indenni né sprovveduti ed é un luogo dove si considera la vita un valore intimo ed il rispetto per l’essere umano è messo in primo piano.
Io costruisco un mondo a parte, tra l’espressionismo viscerale e una scenografia senza punti di riferimento.
Un mondo diversamente abile in un mondo giudicante di normodotati dove ognuno ha il suo romanzo da vivere e la propria memoria da gestire...
...Navigando attorno ai problemi della società e cosciente di vivere in un limbo ovattato in cui i nuovi poveri sono poveri di lusso, dove la socialità é subordinata alla legge del non disturbare, dove l’ironia e l’ozio sono concetti disprezzabili, dove per risanare le finanze della comunità si propone di chiudere le biblioteche, dove l’estetica del corpo e della mente sono sempre in conflitto con l’immagine di una pubblicità devastante: constato che la cultura ha quasi perso il campo.
Gli interessi umani hanno compartimenti stagni: i fanatici di ogni categoria sociale denigrano la poesia come gli austeri intellettuali snobbano chi non capisce il loro pensiero..
Purtroppo o per fortuna i punti d’incontro si riducono al momento della verità unica: l’incontro con la morte.
Per me è fondamentale essere cosciente degli stravolgimenti della vita di fronte ai pensieri che a volte si negano o si nascondono, un’opera d’arte si contempla e ci ricorda chi siamo, il bello ed il brutto stanno negli occhi di chi guarda…
Inseguo sempre il momento decisivo in cui scatta l’emozione che autoalimenta la voglia di vivere ed è l’istante in cui composizione forma e contenuto si fondono per rivelare una verità fondamentale che è l’entità del dubbio...
Continuerò a camminare a piedi nudi nell'erba e dove posso,
a gustare il fresco della rugiada.... quando è ancora possibile,
a rubare immagini al mondo....
a urlare, a divertirmi, a dire ciò che penso e ciò che NON voglio,
a dichiarare mie intenzioni e a piangere lacrime di gioia e di sofferenza…

 

 

nando snozzi – terra dello scorpione - 2009

 

 

 

 

 

 

 

 
 

PENSIERI IN LIBERTA’ SU IPOTESI PER UN DELIRIO NO. 2 DI NANDO SNOZZI

 

Incontrando la pittura di Nando Snozzi alla Galleria Balmelli in via Lugano 19 a Bellinzona (fino al 25 ottobre dal mercoledì al sabato 14.30 – 18.30) affiorano due citazioni:
“ I corpi che varcano la soglia / i corpi che escono dai muri / i corpi che passano lontano
(suppongo di vederli tra macerie e spazzatura): tutti questi corpi così, mi commuovono come se
fossero qualcos’altro e non soltanto corpi,corpi che vanno e vengono.”
(smagnetizzando liberamente un’Ode Marittima di F. Pessoa)
“Che fortuna hai di saperti esprimere così “ – gli dice ogni tanto un ammiratore. “ Io non mi esprimo, io esisto.” – e in quell’istante l’interlocutore incauto ha la sensazione di esistere nei suoi quadri con lui. (Luciano Caprile con Roland Topor)
Alla Galleria Balmelli è in mostra un quadro di 30 x 2 metri che l’artista ha dipinto durante la sua residenza in galleria di tre settimane dove i visitatori potevano vederlo all’opera ed interloquire con lui, inoltre è esposta anche la produzione artistica del 2009.
Nando Snozzi è un uomo-orchestra. In questa manciata succulenta e delirante di eventi intreccia la sua pittura, le sue riflessioni (vedi il giornale pubblicato per l’occasione) con la musica, il teatro, la poesia, il fare di altri artisti, il “pubblico” stesso che lo accompagna, lo disturba, lo stimola.
L’opera è un tessuto complesso di interferenze.
Chi guarda ha da essere come un pellegrino. La pittura del nostro non è da turisti.
Chi guarda queste mostre o segue questi eventi è chiamato ad essere collaborativi, creativo, complice. È un cercare un rapporto di conoscenza che ha pure le caratteristiche dell’amicizia.
Guardare, riguardare un lavoro in progress che appare come un paesaggio familiare. Un entrare nella pittura di Nando Snozzi e in se stessi. Una sorta di spaesamento per piazzarci anche il deragliamento del mondo.
Delirio .. delirio .. “le vaghe assomiglianze” infiniti paesaggi di solitudini dove puoi sentire quanta tragedia c’è nel nostro essere mortali. L’osceno inammissibile abisso della morte in un’arte che non obbedisce al principio del potere, ma a quello della simpatia ed (ambiziosa) ha la pretesa di porre domande sul senso .. con gravità e leggerezza sciabolata.
Nando Snozzi scaccia i fantasmi notturni (e diurni) disegnandoli e dipingendoli. Festeggia un carnevale della morte e dell’eros, del gioco e del potere, dello spavento e dello scherzo. Egli maschera il viscidume, l’eccitazione estrema, la smania di parole vuote.
Tragico e comico si intrecciano. Le figure sono sotto il tiro di tensioni e torsioni.
Volti spargimento smanacciato spreco di materia e frantumazione.
Volti costruiti secondo un’economia riduttiva che opera sulla pelle del legno.
Turbolenze, identità spericolate. La guerra è nel respiro dei corpi.
Corpi segnati dai bagliori dell’angoscia e della paura.
Rosso sangue Rosso amore. Piccole dosi di aggressione; dosi omeopatiche di violenza per “guarire” dalla guerra quotidiana; dosi insufficienti e tragicamente necessarie.
I protagonisti delle tavole, delle tele, delle carte, delle incisioni di Nando Snozzi sono “bastardi senza gloria”, sono dei sopravvissuti.
Teleri (icone sacre) di un degrado inesorabile cercano un linguaggio per condividere motivazioni, per svelare astute retoriche visive e simboliche, per la rinascita e la necessità dell’atto figurativo.
L’arte inchiodata alla vita. L’arte (come preghiera) diventa così cifra interpretativa della cultura e della sua trasformazione. Spunti di un guardare, messi da parte come mozziconi nei taschini, riaffiorano nel pittorico narrare di N.S. Interpretazioni del degrado morale dell’Occidente nel loro delirio profonde e ricche di senso capaci di far soffriggere la curiosità di ogni persona in ricerca.
Eugenio Borgna dice: “Trincee dell’esistenza concreta e metamorfiche, vissute e rivissute, quotidiane e imprevedibili, trincee dell’esistenza di ogni giorno e trincee sigillate e sconvolte dalla guerra, come dissolvenza atroce di ogni confine.”
Sono le inquinate sorgenti di questi tempi che l’artista affronta con le risorse della sua sensibilità, con gli strumenti dell’immaginazione, con la determinatezza di chi non condivide e non accetta la zuccherosa melma dell’oggi. Nando Snozzi presenta personaggi/paesaggi senza paesaggio. I loro corpi sono spazi. Li descrive come avventure. Ci pianta dentro animali invenzione di un nuovo bestiario di un Medio Evo occidentale. Ci offre la sua, la nostra “Guernica”; ci offre un articolato delirante campionario delle declinazioni dell’angoscia vissute dall’umano contemporaneo. Nando fruga e strappa le radici della quotidianità. È come un temporale fertile. Trascina in un turbine creativo. Affascina. E, la sua travolgente risata ci accompagna. In un suo testo “dalla terra degli scorpioni” scrive :
“Continuerò a camminare a piedi nudi nell’erba e dove posso,
a gustare il fresco della rugiada … quando è ancora possibile,
a rubare immagini al mondo …
a urlare, a divertirmi, a dire ciò che penso e ciò che NON voglio,
a dichiarare le mie intenzioni e a piangere lacrime di gioia e di sofferenza …”
Portare a questi eventi i bambini, i ragazzi, significa incontrare un modo di raccontare “altro”.
Così potrebbero essere artisticamente vaccinati (e non solo!), e, sarebbero un poco meno gonfi di brioches televisive.
Guardo le sue opere. Lo ascolto. Lui dipinge, parla, ride, si toglie i guanti di lattice.
Chiedo cosa sarà l’evento finale al Teatro Sociale il 31 ottobre e lui mi risponde: “Sorpresa”.
Sfoglio e sbircio e leggo il suo giornale. Me lo faccio autografare (da indefesso
rockettaro) e sgranocchiando frutta secca beviamo un bicchiere di vino rosso.

Sandro Sardella – Rasa di Varese – settembre 2009

     

 

 
  < > , 12.03.2010
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