performance. prime tracce di pittura
accompagnati da Patricia Bosshard (violon, alto elettrico ed effetti).
Testi estratti da "Moravagine" letti da Dominique Bourquin,
Philippe Vuilleumier e Stefan H. Kraft.
Temple allemand,
La Chaux de Fonds
33 x 2.10 metri. olio su tela
foto: Stefania Beretta - Giubiasco e Alain
Germond - Neuchâtel
IPOTESI PER UN DELIRIO 24 ore di pittura al giorno per un mese.
(performance liberamente tratta da Moravagine di Blaise Cendrars).
In un epoca che sta cercando
la sua stima, dove la globalizzazione crea spaccature quasi
irreversibili e la Terra-Madre sta perdendo la sua identità,
mi autorizzo a pensare che l’arte può contribuire
a rendere attenti gli esseri umani di non cadere nel tranello
del “tutto e subito” ma di ascoltare i dubbi
e non le certezze.
Nel “Temple allemand” lo spazio é adatto
per creare e per fare abitare, una fabbrica di immagini
e di idee: un laboratorio della vita, un luogo-non-luogo
di violenza.
Mi sembrava interessante, nella città dove nacque
Blaise Cendrars, trarre spunti dal suo libro più
“cattivo” per confrontarli, dopo 76 anni dalla
sua apparizione, con la società allo stato attuale.
Come Moravagine, (il protagonista del libro di Cendrars)
mi interessa indagare selvaggiamente sugli usi e costumi
di una società in degrado, sondare in motivi culturali
e ideali lo stato febbrile degli abitanti di questo momento
storico, dove si festeggiano gli eccessi dell’opulenza
ed il mantenimento dell’avidità.
Mi interessa, per un mese in un luogo, che diventa piazza
per un “teatro globale”, dare libera circolazione
a idee che stimolano altre idee. Pensieri liberi da censure
devono aiutare le immagini ad apparire per autorizzarsi
ad “essere prima di fare”.
HYPOTHESE POUR UN DELIRE
24 heures de peinture par jour... durant
un mois
(performance librement inspirée du texte "Moravagine"
de Blaise Cendrars).
A une époque qui est à
la recherche de ses valeurs, où la globalisation
provoque des fractures quasi irréversibles et où
la "Terra-Madre" est en train de perdre son identité,
j'ose penser que l'art peut contribuer à rendre attentif
les êtres humains au piège du "tout tout
de suite", et les inciter à écouter les
doutes plutôt que les certitudes.
Le temple allemand, et son espace en particulier, sont parfaitement
adaptés à la création et au fonctionnement
d'une fabrique d'images et d'idées: un laboratoire
de vie, un "lieu-non-lieu" de violence.
De plus, nous sommes dans la ville où est né
Blaise Cendrars et il me semble pertinent de puiser de la
"matière" de son livre le plus "méchant"
pour la confronter, après 76 ans, à la société
actuelle.
Comme Moravagine (le protagoniste du livre), je suis intéressé
à mener une enquête totalement "sauvage"
sur les us et coutumes de notre société en
déliquescence et de sonder, à travers leurs
motivations culturelles et leurs idéaux, l'état
fébrile des habitants de ce moment historique, où
l'on fête les excès de l'opulence et la permanence
de l'avidité.
Pendant un mois, et dans un lieu qui fera place à
un "théâtre global", je veux faire
circuler des idées pour produire d'autres idées.
Délivrées de toute censure, les pensées
devraient provoquer des images qui répondent à
la notion d' "être avant de faire".
DI DOMENICA IN DOMENICA
(tratto da" il diario dell'ipotesi per un delirio 2002")
28.10.2002
....dopo tre settimane in chiesa provo
a guardare indietro nel tempo e vedo una grande nuvola con
sopra 119 personaggi dipinti, animali compresi. Devo dire
la verità altrimenti D'IO mi sgrida. Non era veramente
una chiesa con tutti i sacri crismi. Era un tempio e per
giunta tedesco e protestante e sconsacrato. L'ho vissuto
come una grande sala di teatro dove dormivo e dove dipingevo
e dove la gente veniva a guardare e gli amici a trovarmi.
Era uno spazio enorme, una fabbrica di idee un incrocio
di pensieri. Uno spazio dove passavano studenti d'arte,
liceali, con i professori, tossicodipendenti con pattini
a rotelle, giovani madri in crisi con i mariti, mariti che
non mi dicevano se erano in crisi con le mogli, coppie innamorate,
mariti e mogli sposati da 20-30 anni. Certi dicevano la
loro, altri stavano in silenzio ed io dipingevo con o senza
parole ne sottotitoli. Se mi andava rispondevo alle domande
altrimenti mi nascondevo dietro la clausola che quando l'artista
crea non c'é sulla terra ahahahaha. La maggior parte
delle volte rispondevo alle sollecitazioni verbali parlando
mentre dipingevo. Con gli studenti cercavo piccole provocazioni
del tipo: ma tu cosa metteresti di fianco a questo o a quel
personaggio? loro leggevano quello che avevo dipinto e a
seconda di ciò che captavano mi suggerivano dei personaggi
(mettendosi in posa) o degli oggetti, descrivendoli. Alcuni
hanno letto il movimento delle mani e si mettevano in posizioni
plastiche, altri avevano sentito dentro le mie immagini
il concetto del tempo e mi hanno proposto di disegnare (tra
due mani di personaggi diversi) una clessidra: io l'ho disegnata
con la sabbia sospesa come se il tempo non dovesse passare
e niente poteva accadere perchè tutto era fermo.
Quando qualcuno mi chiedeva perché dipingevo atmosfere
così violente rispondevo che il teatro dell'umanità
ed il telegiornale erano più violenti. I miei personaggi
dipinti non erano nient'altro che il riflesso di chi li
stava guardando. Dicevo anche che stavo dipingendo gli spettatori
di un mondo allo sbando, indifferenti di fronte alla realtà
subdola che accettava la prevaricazione di un essere umano
a danno di un altro.
Uscivo dal tempio per andare a fare una doccia e per comperare
il cibo, la sera c'erano molti amici che venivano a cena,
l'atmosfera era carica di convivialità e distribuita
tra persone simpatiche. Quando ero stanco dicevo che si
era fatto improvvisamente tardi e la gente partiva ed io
chiudevo il tempio con un rumore di catenacci che si disperdeva
sotto le volte. Dormivo poco, ma bene. Mi svegliavo, mi
sciacquavo la faccia con l'acqua fredda e iniziavo a dipingere,
pausa, andavo a leggere i giornali bevendo un caffè
e mangiando tre deliziosi cornetti, poi dipingevo ancora
fino alla sera. Ci sono stati diversi articoli e le radio
e le televisioni che hanno parlato ed amplificato quello
che stavo facendo dentro il tempio, creando un certo interesse
tanto che é arrivata molta gente che poi ritornava
per vedere il proseguo del dipinto.
Gente che non conoscevo mi portavano vino, liquori, torte,
fiori. Alcuni erano simpatici e ritornavano ed esigevano
quasi che bevessi un bicchiere con loro. Una sera una giovane
donna é arrivata e ha iniziato a parlarmi di se,
come se mi conoscesse da tanto. Io mi arrovellavo il cervello
pensando chi fosse e facendo attenzione di non fare qualche
gaffe. Non venendo a capo di niente gli chiesi se ci eravamo
già conosciuti e lei ha detto di no, ma lei , avendo
visto il film che patric ed elena avevano fatto su di me
(e proiettato nel cinema li vicino più volte) mi
disse che era come se mi conoscesse da tanto e quindi si
era sentita di poter confidarsi. Ero dentro in un trance
creativo da arte totale e dipingendo e vivendo il ruolo
dell'artista. Nel tempio scacciavo il mal di vivere, incanalando
angosce e sprazzi di gioia, paure e propositi positivi dentro
questo percorso di 32 metri di juta. Ho disegnato e dipinto
urla e sorrisi, edonisti del corpo e dell'amore, sfigati
da "ratè de la revolte", procuratori dell'opulenza
e spioni del potere occulto. Anche gli astri hanno intinto
il pennello nel tempio. Una mattina, avevo acceso la radio
sulle onde del sud, l'astrologa di turno declamava enfaticamente
che alcuni passaggi planetari, influenzavano-sollecitavano
la voglia contestataria e di giustizia dello scorpione ed
io (scorpione di turno) nello stesso istante stavo pensando
che era ora di impegnarsi, con l'arte, contro la guerra.
Visto che sono "agnostico" per quanto riguarda
l'astrologia, maghi e streghe e religioni, ho sorriso e
ho continuato la giornata senza problemi e con una "dialettica
contro l'orrore ho dipinto contro". Sento una specie
di fuoco nelle vene che mi mette su una pista per un duello
eterno e una resa dei conti tra me ed i guerrafondai della
vita. Una voce che mi sorge da un lontano ricordo mi crepita
dentro e mi dice: L'ARTE È VIVA QUANDO È COLLEGATA
ALLA REALTÀ. ED È TEMPO CHE L'ARTE TORNI ALLA
POLITICA. Questa frase mi suona bene anche se sento che
c'è da correggere qualcosa che ho ancora da scoprire.
Forse la politica é senza realtà, forse é
per questa ragione che si sta inventando la "guerra
preventiva". Un concetto di vita assurdo e tristissimo,
come anche é assurda una società che ha
degli assassini e ladri ed imbroglioni come dirigenti
e che i dirigenti stessi si costruiscono le leggi su misura.
Rompe i coglioni il reato dell'evasione fiscale? si cambia
il reato; un presidente impazzito vuole la guerra? eccoci
pronti ad arruolarsi; i giornalisti non sono allineati?
pas de probleme licienziati! Gli industriali e le banche
hanno delle perdite sul guadagno? si ristruttura l'azienda
e si rimpolpa l'esercito di disoccupati.... . Mi é
piaciuto dipingere in pubblico, ho sondato le idee di Monsieur
e Madame Tout le Monde. Ho visto gente reagire sui propri
peccati ed ammettere di essere in torto marcio vis- vis
al razzismo e convincendosi che é meglio essere sensibile
e solidale e contro la guerra. Un distinto signore che aveva
una bella faccia, veniva volentieri "in chiesa"
diceva che si ricaricava! si é dato alla pittura
a 60 anni. Mi ha confidato che non aveva mai avuto il coraggio
di dire no ai suoi capi. Dopo aver iniziato a dipingere
si é accorto di aver perso troppo tempo dedicandolo
al datore di lavoro. Un giorno il padrone si era espresso
molto male verso i lavoratori stranieri, lui ha avuto il
coraggio di insultarlo e ha dato le dimissioni entrando
in pensione anticipata. Mi ha confidato che é stata
la più saggia decisione della sua vita e nella sua
stanza atelier ha appeso il ritratto del CHE.
comunque non mi scoraggio davanti alle ruffianate degli
uomini grigi ed io sto con gli elefanti ahahahah......
ciao nando